ASTROLOGIA

LA LUNA PIENA DEL TAO

Luna piena in scorpione, la luna del TAO. 

La luna illumina la notte, ma è la notte che domina con la sua oscurità dilagante, mentre  la luna fa da lume ricordandoci che, anche nel buio, l’anima ci guida e indica la strada. In questi giorni la sensazione è di forte scoraggiamento: in tanti mi scrivono per esprimere questo stato d’animo. E’ normale sentirsi moralmente a terra. La sensazione di fallimento, di sconfitta, il senso d’impotenza verso eventi che ci condizionano la vita…. tuttavia, questa luna è la luna che attiva  in noi l’archetipo del DISTRUTTORE che ci chiede di non attaccarci alle cose, alle situazioni, alle persone. La richiesta di una metamorfosi, di un cambiamento interiore che può avvenire solamente se sviluppiamo la capacità del lasciar andare, la capacità del distacco.

Per guarire è necessario svuotarci da tutto il dolore del passato che non è stato espresso ed è rimasto bloccato.

Noi dobbiamo prima di tutto riconoscere che il male, la distruzione, abitano dentro di noi e vanno a creare l’Ombra individuale e collettiva. I demoni, il male che viviamo collettivamente, non sono altro che tante parti di noi che non vogliamo vedere e che si proiettano all’esterno. Imparare ad assumere la responsabilità, che possiamo causare del male agli altri, spesso in modo involontario, ma lo facciamo. Morire a se stessi e riconoscere i propri limiti, la propria ombra rinunciando al concetto di perfezione umana, dove tutti sono buoni facendo diventare la compassione un buonismo inutile e dannoso.

Integrare il distruttore significa imparare a cambiare, vivere una metamorfoso la quale, inevitabilmente, passa per una morte necessaria.

Questi giorni rappresentano questo passaggio dalla morte alla vita,

Quando descrivo i segni ed il percorso umano attraverso di essi, mi piace rappresentare lo scorpione come la morte, e il segno successivo il sagittario, come la resurrezione. Dopo la luna piena in scorpione, attraverso la quale una nostra parte muore, poi arriverà il sagittario che ci farà resuscitare e ripartire con una nuova consapevolezza. 

Ogni situazione che viviamo su questa terra è predestinata a terminare: l’impermaenza delle cose ci permette di avere speranza che ogni situazione, anche la più gravosa, ad un certo punto terminerà. Quindi attaccarci alle situazioni in generale significa sofferenza, perché prima o poi dovremo lasciarle andare forzatamente. Alcuni si attaccano al dolore, perché è una forma di piacere al negativo: i masochisti amano essere puniti e quando quel dolore termina (si perché anche il dolore ha una fine) vivono un senso di vuoto e di mancanza. 

Non prendiamo come assoluto e definitivo ogni evento, perché non può esserlo: viviamo seguendo il flusso della vita, con le sue prove e le sue gioie, con i suoi alti ed i suoi bassi. La vita è il TAO che alterna luce e ombra, bene e male, bianco e nero in un continuo sempre e per sempre.

AKASH